Sopra le righe
"Il volontariato? E' davvero una questione di cuore"
Dalla nascita ai programmi futuri: parla il presidente di 'Cuore e territorio' Giovanni Morgese
14 agosto 2020 - Esiste da una decina d’anni. E’ nata quasi per caso, partendo da un’associazione precedente ma ormai poco attiva: ed è nata con l’idea di promuovere tra le persone una corretta cultura della prevenzione cardiovascolare. Ma nel corso degli anni l’attività di “Cuore e territorio” è cresciuta costantemente: sia come iniziative svolte, oggi molte riguardano le scuole, e si occupano di problemi delicati e diffusi come la droga e il bullismo; sia come persone coinvolte, i soci attivi sono una cinquantina, ma l’associazione conta ormai un migliaio di sostenitori; sia infine come raggio d’azione, alla provincia di Ravenna si dovrebbe aggiungere presto “l’area vasta”, ovvero l’intera Romagna.
E il Covid ha messo in luce anche la capacità dell’associazione di fare beneficienza, con una raccolta fondi per l’Ospedale ravennate che ha raggiunto i 90 mila euro.Dalla sua fondazione, l’attivissimo presidente dell’associazione è Giovanni Morgese: luogotenente dei Carabinieri, pugliese di origine, ravennate d’adozione ormai da un ventennio. La persona giusta per raccontarci attività e prospettive di “Cuore e territorio”.
Presidente, tutto è nato da un problema al cuore…
Esatto. Una decina d’anni fa ebbi un’improvvisa occlusione coronarica, sebbene fossi allenato, forte, atletico. Non avevo ancora 50 anni, e in ospedale mi hanno salvato, e curato. Ho conosciuto persone speciali, ho capito il valore della prevenzione, in sintesi mi è cambiata la vita. E ho capito che dovevo impegnarmi: grazie allo stimolo del primario di allora, il dottor Margheri, ho rimesso in piedi una precedente associazione ed è nata Cuore e Territorio.
Come è partita l’attività?
All’inizio, siamo andati a parlare di prevenzione cardiaca alle sagre di paese, cercando di informare sdrammatizzando e proponendo visite gratuite: con nostra sorpresa, questo mix ha avuto enorme successo, la gente veniva e poi prendeva appuntamenti anche per visite successive. Così abbiamo proseguito su questa strada, e l’attività negli anni si è estesa molto.
E poi ha anche preso strade ulteriori, con le iniziative per le scuole…
Sì. Abbiamo iniziato parlando di droghe, toccando un tema purtroppo molto diffuso fra i giovani: portando professionisti di vari ambiti a raccontare loro, in diretta, le problematiche – di salute, ma anche legali – a cui si va incontro utilizzando droghe, anche leggere. Giudici, medici, membri delle forze dell’ordine si alternano in queste “lezioni”, che proprio per la loro modalità insolita suscitano davvero molta attenzione: spesso i ragazzi continuano a fare domande anche a mattina finita. E ormai abbiamo richieste da ogni genere di scuola: ci siamo ovviamente dovuti fermare per il Covid, ma alla riapertura di settembre saremo subito operativi.
Oltre alla droga, parlate anche di bullismo. Perché?
Perché è un altro tema delicatissimo e molto presente, purtroppo, fra i ragazzi. Oggi esiste anche una legge che finalmente affronta il problema, anche se non si occupa di quel che accade fra i minori di 14 anni, mentre il fenomeno spesso nasce prima. Però è un punto di partenza: e anche su queste tematiche stiamo avendo grande attenzione dai ragazzi. E posso dire che anche grazie a queste iniziative, sono cresciute le segnalazioni di situazioni di bullismo alle forze dell’ordine. C’è da far crescere una consapevolezza che molti non avevano, anche questo è un nostro compito.
All’attività quotidiana aggiungi le molteplici attività di coordinamento dell’associazione. E’ molto impegnativo?
Devo dire di sì, rubo molto tempo alla famiglia, ma sono comprensivi… E anche grazie alla collaborazione con il vicepresidente Carlo Serafini, che è altrettanto impegnato, riusciamo a coordinare l’attività dei vari professionisti che operano con noi, alternando le iniziative di promozione a quelle di beneficienza, che proseguono senza sosta, e che ci hanno dato molto da fare anche durante il lockdown. E presto dovremmo espanderci anche nelle altre province romagnole.
© copyright la Cronaca di Ravenna
E il Covid ha messo in luce anche la capacità dell’associazione di fare beneficienza, con una raccolta fondi per l’Ospedale ravennate che ha raggiunto i 90 mila euro.Dalla sua fondazione, l’attivissimo presidente dell’associazione è Giovanni Morgese: luogotenente dei Carabinieri, pugliese di origine, ravennate d’adozione ormai da un ventennio. La persona giusta per raccontarci attività e prospettive di “Cuore e territorio”.
Presidente, tutto è nato da un problema al cuore…
Esatto. Una decina d’anni fa ebbi un’improvvisa occlusione coronarica, sebbene fossi allenato, forte, atletico. Non avevo ancora 50 anni, e in ospedale mi hanno salvato, e curato. Ho conosciuto persone speciali, ho capito il valore della prevenzione, in sintesi mi è cambiata la vita. E ho capito che dovevo impegnarmi: grazie allo stimolo del primario di allora, il dottor Margheri, ho rimesso in piedi una precedente associazione ed è nata Cuore e Territorio.
Come è partita l’attività?
All’inizio, siamo andati a parlare di prevenzione cardiaca alle sagre di paese, cercando di informare sdrammatizzando e proponendo visite gratuite: con nostra sorpresa, questo mix ha avuto enorme successo, la gente veniva e poi prendeva appuntamenti anche per visite successive. Così abbiamo proseguito su questa strada, e l’attività negli anni si è estesa molto.
E poi ha anche preso strade ulteriori, con le iniziative per le scuole…
Sì. Abbiamo iniziato parlando di droghe, toccando un tema purtroppo molto diffuso fra i giovani: portando professionisti di vari ambiti a raccontare loro, in diretta, le problematiche – di salute, ma anche legali – a cui si va incontro utilizzando droghe, anche leggere. Giudici, medici, membri delle forze dell’ordine si alternano in queste “lezioni”, che proprio per la loro modalità insolita suscitano davvero molta attenzione: spesso i ragazzi continuano a fare domande anche a mattina finita. E ormai abbiamo richieste da ogni genere di scuola: ci siamo ovviamente dovuti fermare per il Covid, ma alla riapertura di settembre saremo subito operativi.
Oltre alla droga, parlate anche di bullismo. Perché?
Perché è un altro tema delicatissimo e molto presente, purtroppo, fra i ragazzi. Oggi esiste anche una legge che finalmente affronta il problema, anche se non si occupa di quel che accade fra i minori di 14 anni, mentre il fenomeno spesso nasce prima. Però è un punto di partenza: e anche su queste tematiche stiamo avendo grande attenzione dai ragazzi. E posso dire che anche grazie a queste iniziative, sono cresciute le segnalazioni di situazioni di bullismo alle forze dell’ordine. C’è da far crescere una consapevolezza che molti non avevano, anche questo è un nostro compito.
All’attività quotidiana aggiungi le molteplici attività di coordinamento dell’associazione. E’ molto impegnativo?
Devo dire di sì, rubo molto tempo alla famiglia, ma sono comprensivi… E anche grazie alla collaborazione con il vicepresidente Carlo Serafini, che è altrettanto impegnato, riusciamo a coordinare l’attività dei vari professionisti che operano con noi, alternando le iniziative di promozione a quelle di beneficienza, che proseguono senza sosta, e che ci hanno dato molto da fare anche durante il lockdown. E presto dovremmo espanderci anche nelle altre province romagnole.
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